Ci sono molti, infiniti modi, e siamo per lo più abituati, assuefatti a quelli tipicamente giornalistici o per meglio dire televisivi. Un collega, un amico, un profondo conosciutore di questo Paese, di cui è innamorato e critico lucido ad un tempo, ha pubblicato in questi giorni "Greco Eroe d'Europa" per Albeggi Edizioni. Lo abbiamo segnalato e lo recensiremo a breve. Per ora abbiamo hiesto direttamente all'autore come ha scelto di raccontare la culla dell'Europa.
"Chi l'ha detto - ci ha confessato Francesco De Palo - che per raccontare la Grecia in crisi si debba per forza toccare rassegnazione e pessimismo? C'è un sottile fil rouge, nei millenni di storia di questo popolo, che può essere assunto come costante caratterizzante per definire circostanze e individuare soluzioni: l'essere Greco. Il dna di questo popolo che, proprio quando si trova sull'orlo del baratro senza più alcuna speranza di risollevarsi, ecco che rinasce. Per ribaltare il tavolo, per rintuzzare gli attacchi avversari e riequilibrare la partita. Per dare un segno di vita oltre tutte le morti. Da qui, Molòn lavè, la celebra frase pronunciata da Leonida contro re Serse: “veniteci a prendere”, oggi ancora attuale.
Grazie a quegli slanci, di coraggio e reazione, occorre ragionare su quale Europa, o quali Europe, perseguire e strutturare. E farlo adesso, perché domani è già tardi".
GRECO
Eroe d’Europa
Esce nei giorni di apertura del semestre greco di Presidenza UE il libro del giornalista Francesco De Palo.
Una fotografia della Grecia tra scandali e degrado sociale, accanto a storie d’onore e di coraggio di ieri e di oggi.
Sulla copertina, i riflessi di un’acqua cristallina e poi uno strappo, dal quale fuoriescono mani con il palmo aperto: è il gesto della mounza, una protesta-insulto divenuto simbolo della reazione alla troika e al Governo di Atene durante i giorni dei raduni in piazza, quando i greci si facevano fotografare con le mani alzate contro il Parlamento.
Il libro di De Palo è una fotografia della Grecia di oggi, alle prese con disperazione e fame, con scandali e sprechi e con il fenomeno inquietante di Alba dorata. Accanto a questa fotografia, storie di coraggio, passate e presenti, pulite, alte ed edificanti che questa terra - che ha dato i natali alla filosofia, alla democrazia, alle arti e alla medicina - è riuscita ad esprimere. Da queste storie, sostiene l’autore, occorre ripartire per risorgere e cambiare di nuovo le sorti della Storia.
Il confronto è impietoso: da una parte il coraggio con cui Leonida alle Termopili pronunciò la celebre frase “Veniteci a prendere!”, o quello di Athanasios Diakos, uno dei protagonisti della resistenza greca contro i turchi, con la sua “Nato greco, morirò greco”, dall’altra parte la pervicacia con cui le classi dirigenti greche hanno trasformato un paradiso terrestre in un luogo dove oggi è tornata la tubercolosi, dove i malati di cancro devono pagare la chemioterapia, dove un greco su quattro vive con meno di seicento euro al mese, dove in alcune scuole di Atene i bambini si accasciano sui banchi per la fame, mentre illustri membri della Casta affollano la lista degli evasori tra fondi neri e lingotti d’oro in Svizzera, come ha cercato di dimostrare il giornalista greco Kostas Vaxevanis, di cui nel libro si pubblica un’intervista.
E poi il razzismo: la Grecia trabocca di immigrati (3 milioni su 11 di popolazione totale) la maggior parte dei quali vive in condizioni disumane. I cittadini si ribellano, la politica estrema cavalca l'onda della protesta per iniettare il veleno della xenofobia in un tessuto sociale già altamente provato. Ecco allora la richiesta di Alba Dorata di garantire le cure solo ai cittadini greci, di non dare elemosine agli immigrati, di mettere mine antiuomo alle frontiere, di arresto immediato ed espulsione di tutti gli immigrati illegali. Ecco le frasi da choc in stile hitleriano, le ronde e i pestaggi.
I greci si sono visti diminuire stipendi, pensioni e indennità del 20%, introdurre nuove tasse, aumentare l’IVA al 23%. Duemila i suicidi dall’inizio della crisi; quasi un quarto di cittadini ellenici disoccupati; record dei paesi Ocse dei bambini sottopeso; il numero dei senzatetto raddoppiati in dodici mesi ad Atene. La “casta” ellenica continua però ancora imperterrita a sprecare il denaro pubblico. E’ la politica, sostiene l’autore, che ha prodotto la voragine finanziaria che lascia l’eurozona col fiato sospeso: la stessa politica che proprio in quel lembo di Mediterraneo tremila anni fa ha avuto origine oggi sta dando il peggior spettacolo della Storia.
E allora, è proprio da questa Grecia in cui si forgiò la prima forma di unione europea, proprio da questa Grecia in crisi, che occorre far partire una nuova strategia, secondo l’autore.
Non sia tabù riflettere - dichiara Francesco De Palo - ora che ha preso il via l’anno “Mediterraneo” di presidenza europeo, (semestre greco e italiano), sull’eventualità di un doppio binario di Unione e sulla necessità di un nuovo Rinascimento “euromediterraneo”. Perché l’Europa, o è Mediterranea, o non è.
Francesco De Palo, barese classe ’76, è giornalista freelance, scrittore e blogger. Laureato in giurisprudenza, scrive di Mediterraneo e di politica per Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Formiche, Rivista Il Mulino e dirige il magazine Mondo Greco. Profondo conoscitore della Grecia che frequenta assiduamente dal 1996, parla il greco moderno: ha seguito in loco nel 2012 le elezioni greche e il dossier troika.