di Ilaria Guidantoni – da TUNISI –
Calma apparente, un ritorno alla vita lento, graduale e confuso, mentre l’estate ancora dà il meglio di sé. In questi giorni a Tunisi, al di là di quello che traspare sui giornali e soprattutto su Internet, la città è vivace. Il centro economico del paese, la Milano tunisina, Sfax, ieri era gremita di giovani che si godevano il tramonto nei caffè sul mare e la città ferveva di attività. Sembra tornata l’allegria ma non è tutto oro quel che luccica. Oggi l’Assemblea Costituente ha ripreso i lavori con fatica e precise condizioni (resterà vuoto il seggio occupato dal deputato assassinato Mohamed Brahmi) e si attende l’autunno con l’inizio dell’anno accademico, la data delle elezioni da fissare – qualche timore per la sicurezza è previsto per il 23 ottobre, data simbolo delle prime elezioni libere che nel 2011 hanno portato al potere l’attuale partito religioso, contestato – e l’auspicata ripresa economica.
Certo ad uno sguardo superficiale la crisi sembra messa da parte e i veli semmai sono diminuiti. Molti diranno che Tunisi e Sfax non fanno testa ma pesano oltre un terzo della popolazione del Paese. Qualcosa vorrà pur dire. Ho preso un caffè con il mio amico regista Mourad Ben Cheikh, reduce del successo inaspettato della fiction per il Ramadan dell’estate scorsa, “Yaoumiat imra’a” (il giornale delle donne) che mi confessato che di tanto in tanto in si riaffaccia lo spettro del velo integrale, ricorrente nelle università, tanto che a volte non lo si prende più sul serio.
L'articolo integrale su Abaton magazine
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