lunedì 10 febbraio 2014

"Sguardi incrociati" Nuove soggettività femminili sulle sponde del Mediterraneo e nuove forme di critica sociale al femminile, 14 e 15 febbraio Parma

Moltiplicazione delle aspettative sulle performance femminili, nuove forme di controllo del corpo della donna e precarizzazione della di fferenza di genere sono solo alcuni dei processi culturali recenti, compositi e spesso in contrapposizione, di cui vorremmo occuparci perché da essi prendono forma oggi nuove soggettività al femminile.
Nuovi discorsi e nuove pratiche attraverso cui le giovani adulte elaborano le proprie strategie di resistenza, rappresentandosi e rappresentando i confl itti di potere nei quali sono immerse. Si tratta però spesso di resistenze individuali o perimetrate in circuiti chiusi, che stentano a scrivere “discorsi collettivi” sul femminile capaci di permeare la cosiddetta opinione pubblica.
Tuttavia, un contesto in cui paiono “emergere” con maggiore evidenza discorsi nuovi sui disequilibri di potere tra generi è quello del confronto interculturale, tra uomini e donne che hanno vissuto diff erenti forme di
educazione al genere e che oggi guardano insieme al mutamento globale in corso.
Ripercorrere le diverse storie familiari e individuali all’interno delle quali si colloca la “socializzazione al genere” aiuta le donne a sviluppare uno sguardo critico anche rispetto al proprio contesto. Lo testimonia, in particolare, la capacità di critica sociale al femminile presente nei discorsi postcoloniali, come quelli sviluppati dall’ecologismo femminista indiano o dal femminismo islamico degli ultimi decenni.
Un primo obiettivo della ri flessione che intendiamo stimolare è quindi di intrecciare il discorso sui sessi con quello sulle culture poiché ciò aiuta a vedere il carattere globale del mutamento di equilibri tra generi.
Un secondo obiettivo è quello di esplorare nuovi discorsi sul potere formulati a partire dall’esperienza femminile quotidiana, dalle pratiche quotidiane di resistenza ai disequilibri, favorendo l’incontro tra linguaggi spesso distanti tra loro, ora chiusi nelle accademie universitarie ora nelle reti associative, perché tornino a vedersi reciprocamente e a fare
“massa critica”.

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