venerdì 18 ottobre 2013
Editoriaraba - Alaa Al-Aswani contestato all’Institut du Monde Arabe di Parigi
È successo tutto all’improvviso. Lo scrittore egiziano, ospite qualche giorno fa del prestigioso e algido Institut du Monde Arabe su invito del suo traduttore francese, stava parlando ad un folto pubblico del suo ultimo romanzo, Automobile Club, da poco tradotto in francese, quando ecco che dalle sedie di fronte al palco si leva una voce: “Chiedo scusa dottore, posso parlare?”
Gilles Gauthier, il traduttore, si interrompe e ricorda a chi ha parlato che gli interventi del pubblico sono previsti alla fine dell’incontro perché “Ora si parla di letteratura, solo di letteratura”. L’uomo insiste, così come Gauthier nel porre fine all’interruzione. A quel punto il primo si alza in piedi e tira fuori la foto dell’ex Presidente egiziano Morsi. Altre mani si sollevano, formando il quattro con le dita. Alcuni uomini si alzano, altri indossano in fretta le maglie gialle con la mano nera a quattro dita (simbolo del massacro di Rabaa al-Adaweya del 14 agosto scorso, in cui morirono centinaia di manifestanti pro Morsi, sgombrati con la forza dall’esercito). E nella grande sala parigina si scatena il putiferio: slogan scanditi a voce alta, persone che salgono sulle sedie, Al-Aswani che viene fatto uscire dalla sala e scortato verso la scala d’emergenza.
L’incontro è finito, ma non è finita invece la dimostrazione di quelli che sembrano a tutti gli effetti dei simpatizzanti dei Fratelli Musulmani. “Abbasso i militari, abbasso i militari! Sisi (il generale a capo dello SCAF che ha deposto Morsi) dimettiti”, recitano gli slogan gridati dai manifestanti parigini. Ce l’hanno con Al-Aswani, accusato di sostenere il regime militare e di avere chiamato i Fratelli Musulmani con l’appellativo di “fascisti”.
Lo scontro politico tra militari e islamisti che stringe l’Egitto in una morsa è arrivato anche nelle sale parigine dell’IMA, il tempio della cultura arabo-islamica per tutti gli arabisti e studiosi d’Oltralpe.
C’è chi dice che c’era da aspettarselo, viste le ultime dichiarazioni dello scrittore, non nuovo negli ultimi anni ad uscite piuttosto controverse o poco chiare. In un’intervista a Repubblica pubblicata a luglio così infatti affermava: “L’Islam politico ha provato a realizzare il fascismo e restare al potere per sempre, ma non ci è riuscito”.
Ad agosto su L’Inkiesta apprendevamo che: “Sisi non ha iniziato la rivoluzione, l’esercito invece ha protetto le masse. L’esercito ha difeso il paese. Io ho sempre criticato la giunta militare, mi hanno accusato 12 volte in processi militari anche per distruzione dell’immagine del Paese, ma ora sostengo il governo dell’esercito”.
Affermazioni, non solo queste, che hanno lasciato perplessi molti degli estimatori del grande scrittore, autore del libro forse più venduto nel mondo arabo degli ultimi decenni, Palazzo Yacoubian. Il libro uscì in Egitto nel 2002 e fu il caso letterario di inizio millennio, con le vendite che raggiunsero circa 200 mila copie (fonte: R. Jacquemond).
Fu con Palazzo Yacoubian che l’Occidente riscoprì la narrativa in arabo all’indomani degli attentati dell’undici settembre (in inglese il romanzo uscì nel 2004, mentre in Italia è stato pubblicato da Feltrinelli nel 2006, tradotto da Bianca Longhi) e gridò al “nuovo” Nagib Mahfouz. Fu con Palazzo Yacoubian che vennero messi a nudo molti tabu e che trovarono voce molte delle rivendicazioni che covavano da anni nella società egiziana.
Sempre critico nei confronti dell’ex ra’is Mubarak e co-fondatore del Movimento Kifaya, Al-Aswani è stato in prima linea tra le fila dei manifestanti di piazza Tahrir, fin dall’inizio delle proteste nel 2011. Come ha raccontato in un’intervista a Vincenzo Mattei del Manifesto, uscita a luglio 2011, sono stati proprio i giovani di Tahrir e le manifestazioni a dare nuova linfa al romanzo su cui stava lavorando in quel periodo, Automobile Club, che dovrebbe arrivare in italiano nel 2014.
Ma Alaa Al-Aswani non è l’unico scrittore egiziano ad avere rilasciato dichiarazioni in supporto all’esercito che hanno fatto storcere più di un naso, in Occidente e in Egitto. Anche il giovane autore di Vertigo, Ahmed Mourad, ospite dell’ultimo Festivaletteratura di Mantova, qualche settimana fa aveva detto che in Egitto “si starebbe creando un’unione tra i cittadini, l’esercito e anche la polizia”. Affermazioni che trovano eco nelle parole dello stesso Al-Aswani, come riportato dall’Huffington Post Maghreb.
Per non parlare dell’anziano ma combattivo Sonallah Ibrahim, autore di opere come La commissione, romanzo scritto nel 1981 e fortemente critico nei confronti dei regimi autoritari arabi, il quale in una recente intervista apparsa su Mada Masr aveva confermato il suo appoggio al governo militare e a Sisi, nuovo uomo forte dell’Egitto.
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