lunedì 21 ottobre 2013

“Matite colorate in fondo al mare” di Cinzia Capitanio


Una favola dei nostri giorni, probabilmente una storia di fantasia che ha tutto il sapore di una storia vera, di cronaca e di dolore, ma anche di speranza e di tenerezza. Il racconto è pubblicato dalla Collana Crisalidi e farfalle ad indicare quella fase di passaggio dai 10 ai 15 anni nella quale i ragazzi non sono più bambini ma non ancora adulti. E’ quel periodo delicato ed essenziale nella formazione che va dalla pubertà alla prima adolescenza e che oggi più di una volta rappresenta un momento cruciale perché spesso sinonimo di un cambiamento subitaneo, incontrollabile verso una vita che mima quella degli adulti e che non diventerà mai matura. Per questo mi sembra così importante dedicare loro una narrativa di formazione, non perdere il gusto di dialogare e di insegnare attraverso una metafora che facendo leva sulle emozioni è più immediata e più incisiva e non ha il sapore di una storia morale né di una lezione. In fondo è quello che succede ai due protagonisti o meglio a Marco, il bambino italiano di famiglia agiata, un po’ viziato che si trova di punto in bianco catapultato come in uno specchio nella drammaticità della vita di un suo coetaneo.
La storia è narrata dai due bambini e dai loro diari sui quali scrivono con delle matite colorate che finiscono per entrambi in fondo al mare. E’ l’unica cosa che hanno in comune, Marco e Seydou, che compiono un viaggio per mare, sullo stesso mare e che sognano ad un certo punto di essersi perfino incontrati involontariamente. Sono ‘bravi bambini’ che non si risparmiano nello studio, con la passione del calcio, che è un alfabeto comune, che partono con tanto entusiasmo e passione, e ad un certo punto provano, entrambi, paura, delusione, voglia di tornare a casa. E ancora, sono bambini amati dalle proprie famiglie, rispettivamente, con una sorellina e un fratellino, che amano ma per i quali hanno provato gelosia. La similitudine si ferma qui. In Marco c’è l’abitudine al meglio, la realizzazione dei propri desideri come dovuta e quindi la rabbia, il capriccio; in Seydou c’è la gratitudine per la vita, sempre e comunque, il grande rispetto per l’autorevolezza dei proprio genitori. Marco è in crociera con la propria famiglia e gira per il Mediterraneo; Seydou affronta un doloroso viaggio , fuggendo dal villaggio in Costa d’Avorio a causa della guerra, arrivando in Libia da una zia e quindi partendo per l’Italia, con la speranza di un futuro: affronterà un viaggio della disperazione nella stiva di un peschereccio. 
Cinzia Capitanio

Il diario farà compagnia ad entrambi, sarà il piacere di raccontare una gioia, la consolazione di un momento di sconforto. A Marco è stato regalato dalla mamma e all’inizio vissuto con il fastidio di un impegno del tipo ‘compiti a casa’ anche in vacanza; a Seydou è arrivato come dono gradito dalla zia e sorpresa ancor più meravigliosa della mamma quando gli consegna delle matite colorate. E’ la prima volta che possiede qualcosa di tutto suo e lo difenderà anche nel momento in cui deve gettarsi in mare perché il peschereccio è arrivato troppo vicino alla costa e i trafficanti di uomini temono di essere scoperti. Al villaggio alla scuola tutto era in comune e nessuno poteva portarsi a casa neppure un gessetto colorato. 
All’inizio la distanza tra i due bambini è abissale anche se poi si ritrovano idealmente vicini nel presunto pericolo e in quella paura che fa rifugiare ogni piccolo nelle braccia materne.
Lasciamo i due bambini in vista della terra come sospesi, soprattutto per la vicenda di Seydou. Li ritroviamo nella stessa classe a leggere i propri diari, con l’emozione condivisa, con le risate dei compagni ascoltando i racconti di Marco e le lacrime per quelli di Seydou. E’ un incontro forte che scombussola l’infanzia di Marco, un po’ dorata e poco consapevole e lo avvia ad una conversione. Non ci è dato sapere se il sogno di diventare amici si avvererà né se Marco terrà fede alla sua aspirazione. Mi vengono in mente le parole dello scrittore Luis Borges “Ogni incontro casuale è un appuntamento”. Credo che la vita ci proponga delle occasioni che sta a noi raccogliere e coltivare ed è su questo che si gioca la nostra responsabilità. Non è necessariamente più bravo chi è più sfortunato perché potrebbe perdersi o coltivare la rabbia; è migliore chi si mette in gioco e coltiva i talenti che gli sono stati donati. Mi sembra che la formula di una fiaba vicina al nostro mondo sia una bella iniziativa perché troppo spesso le fiabe non sono credibili e quindi non sono efficaci.
E’ un modo per recuperare quella tradizione orale del raccontare storie ai bambini e ai ragazzi spesso tratte dalla vita, come quelle che il nonno di Seydou gli raccontava e che io stessa ricordo e che sempre più stiamo perdendo. Raccontare storie vuol dire anche educare alle emozioni e all’ascolto che è il primo passo verso la tolleranza.

“Matite colorate in fondo al mare”
Cinzia Capitanio
Illustrazione di Antonio Boffa
Casa Editrice Mammeonline
7,00 euro

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