lunedì 29 luglio 2013
Editoriaraba - Come l'Occidente (non) legge la letteratura araba
La settimana scorsa il quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat ha pubblicato una serie di interessanti interviste con scrittori, critici, traduttori sul rapporto tra letteratura araba e mondo occidentale, ovvero: quanto, come e perché si legge la letteratura araba in Europa e negli Stati Uniti. O meglio, non si legge.
Nella prima intervista, la scrittrice libanese Hanan al-Shaykh (il suo ultimo libro tradotto in italiano è uscito per Piemme con il titolo Fresco sulle labbra, fuoco nel cuore, di cui si è parlato su Editoriaraba) sostiene che l’Occidente, e il mondo anglofono nello specifico, predilige la lettura di romanzi egiziani o palestinesi. L’Egitto perché considerato il più importante paese del mondo arabo, la Palestina per via del conflitto israelo-palestinese. Secondo l’autrice tuttavia, la letteratura araba nel Regno Unito non sarebbe poi così tanto popolare come la letteratura ad esempio che viene dall’India. Ed inoltre, le case editrici britanniche preferirebbero puntare su nomi che tirano, piuttosto che scommettere su autori poco sconosciuti, per evitare perdite economiche. Una storia che conosciamo bene anche in Italia.
Asharq al-Awsat ha poi intervistato lo sceneggiatore e critico marocchino (che vive in Francia) Mohammad El-Medzioui, il quale fa una distinzione per quanto riguarda la letteratura araba che si trova in Francia. I libri scritti in francese da autori di origini arabe, ma di seconda o terza generazione, vengono secondo lui percepiti dai lettori come scrittori nativi francesi; gli autori che invece provengono da Marocco, Libano o Egitto e che scrivono in francese, appartengono invece al mondo della francofonia. E la letteratura francofona NON è letteratura francese e questa etichetta secondo il critico marocchino ha un’accezione dispregiativa. I romanzi tradotti dall’arabo invece vengono classificati come “letteratura mondiale tradotta”. Secondo El-Medzioui inoltre, gli autori arabi più letti in Francia sarebbero: Ben Jelloun, Maalouf (entrambi premi Goncourt, che li ha aiutati a vendere di più), Mahfouz (grazie al Premio Nobel), Al-Aswani (grazie al fatto che Palazzo Yakoubian è diventato un film); e poi gli algerini Khadra e Sansal, e il marocchino Taia.
Elliott Colla, docente di studi arabo-islamici alla Georgetown University, nonché traduttore, ha esplorato invece il rapporto tra letteratura araba e lettori statunitensi. E la situazione, dalle sue parole, appare piuttosto drammatica. Il pubblico USA infatti non sarebbe quasi per nulla interessato alla letteratura non scritta originariamente in inglese. E d’altronde negli Stati Uniti si traduce pochissimo. Nell’avvicinarsi alla letteratura araba, il lettore medio US sarebbe mosso dalla speranza di: trovare se stesso; trovare il suo “Altro”. In entrambi i casi comunque, le sue aspettative sarebbero puntualmente disattese. La conclusione di Colla è a dir poco pessimista: lo studioso non crede infatti che il lettore nordamericano medio sia in grado (o abbia voglia) di stabilire una connessione emotiva più profonda con un romanzo arabo. In finale di intervista, Colla non risparmia neanche il mondo editoriale arabo, “reo” di fare poca o scarsa attenzione all’editing: sia chi scrive il libro, sia l’editore che lo pubblica. Ma lo studioso ha aggiunto anche: “sospetto che se ci fossero più editor letterari nel mondo arabo, assisteremmo ad una rinascita del romanzo arabo”.
Per la scrittrice anglo-palestinese Selma Dabbagh invece, uno dei “problemi” del romanzo arabo risiederebbe nel fatto che gli stessi autori arabi non riescono ad uscire dai temi che riguardano il mondo arabo. Questa difficoltà di uscire dai proprio confini, non permetterebbe loro di acquisire nuovi lettori, a differenza di quanto invece avrebbero fatto gli scrittori di altre “minoranza etniche”. L’autrice di Out of it, che scrive in inglese e confessa di avere poca padronanza dell’arabo, ritiene anche che chi legge la letteratura araba appartenga ancora ad un gruppo ristretto di lettori interessati a tutto ciò che è “straniero, estero”.
Tirando le somme dalle quattro interviste, sembra che la letteratura araba ne esca piuttosto malconcia, almeno per quanto riguarda Inghilterra, Francia e Stati Uniti, che invece ad una prima impressione appaiono come dei mercati..vivaci, interessati, aperti?
E in Italia, chi legge la letteratura araba? E perché, come, quando? Pensateci bene lettori perché Editoriaraba ha un piccolo sondaggio in preparazione nei prossimi giorni.
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